Pubblicato il 07/07/16 da Jacopo Ambaglio

Odin Sphere Leifthrasir – Ragnarok MasterChef

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Che Vanillaware sia sinonimo di qualità è una cosa assodata. Da GrimGrimoire a Dragon Crown, passando per Muramasa: The Demon Blade, ci ha regalato titoli a dir poco poetici, divertenti e sempre confezionati con quello stile grafico particolarissimo che ha contraddistinto la storia della casa di sviluppo giapponese.

L’impatto con Odin Sphere non fu certo eclatante: arrivò su PlayStation 2 davvero tardi e in molti avevano già compiuto il salto generazionale verso le nuove console relegando il titolo a vendite davvero molto più basse di quelle che avrebbe meritato.
Odin Sphere Leifthrasir regala però la possibilità di giocare questa perla a tutti quelli che se la fossero persa ai tempi, ma attenzione, perchè non si tratta di un mero remake in HD, i cambiamenti ci sono e a mio avviso sono tutti azzeccati.

Prima di vedere cos’è stato cambiato però, direi di pensare un attimo a tutti quelli che se lo sono perso sulla beneamata PlayStation 2.

Levati gatto, che devo leggere.
Levati, gatto, che devo leggere.

Il miglior modo per cominciare una fiaba è raccogliere il libro e sedersi su una poltrona.

Nei panni di una bambina, accompagnata dal suo gatto, entreremo di volta in volta nella storia dei cinque personaggi che andremo a utilizzare nel corso dell’avventura, fungendo, in pratica, da schermata di caricamento per i nostri progressi salvati, ma donando al tutto un tocco artistico in più per nulla invasivo che non ci sta mai male.

Faremo, in questo modo, la conoscenza di Gwendolin, la prima dei protagonisti, figlia del re Odino che, dopo la morte della sorella in battaglia, farà di tutto per rendere orgoglioso il proprio padre. Gwendolin riuscirà a conquistare il Calderone, artefatto che, a quanto pare, può rendere invincibile il suo regno, ma Velvet, un’altra dei 5 protagonisti, lo disattiverà con l’ausilio di un anello, spiegando che l’utilizzo del Calderone porterà al Ragnarok (la fine del mondo). La valchiria inseguirà Velvet, ma Odino le raccomanderà di non farle del male perchè è “speciale” ed è proprio su questo “speciale” che il generale Brigan, soldato del re, farà leva per rovesciare il regno, costringendo inanzitutto il re a punire Gwendolin per tradimento. Odino lancerà una maledizione sulla figlia, incatenandola in un sonno che sarà spezzato da un bacio, legandola per sempre a chi la sveglierà: si tratterà di Oswald, il terzo dei protagonisti, che aveva già incontrato e sconfitto Gwendolin sul campo di battaglia, risparmiandole però la vita.

Bellini loro :3
Bellini loro :3

Non posso dilungarmi oltre con la trama, nonostante manchino altri due personaggi all’appello, ulteriori dettagli rischierebbero seriamente di farmi “spoilerare” troppo e volevo giusto dare un assaggio del fatto che le cinque storie dei vari personaggi (tutte molto carine) sono ben collegate tra loro, raggiungendo poi il climax nell’ultimo capitolo che vedrà la loro conclusione complessiva.

Detto questo non è certo la trama a risaltare una volta preso il pad tra le mani. Odin Sphere regala, a mio parere, una delle migliori esperienze visive su console, almeno per quanto riguarda i picchiaduro a scorrimento, grazie ad un character design particolarissimo (anche se non esagerato come nel caso di Dragon Crown) e a dei fondali dipinti a mano davvero da mascella slogata. Il lavoro dietro questo remake è stato mastodontico e vi assicuro che grazie al rework di texture e luci avrete i lucciconi agli occhi ad ogni schermata.

Visivamente brutto, eh?
Visivamente brutto, eh?

Il gameplay è rimasto pressochè invariato e avremo ancora un combat system immediato ricchissimo di combo e abilità, dove basterà premere quadrato insieme ai direzionali per veder salire in modo godurioso il numerino vicino agli “hit” (finalmente aggiungerei, ma ne parleremo tra poco). Non cadete però nell’errore di pensarlo come uno spamma-spamma monotasto senza senso, perchè ai livelli di difficoltà più alti, e soprattutto nel new game+, i nemici picchieranno duro e schivate e skill attive saranno da calibrare davvero bene per potere sopravvivere.

Riguardo questo, eccoci davanti ad un paio di gratissimi cambiamenti: Leifthrasir è stato bilanciato in termini di difficoltà (il capitolo precedente presentava qualche momento davvero frustrante anche a quelle più basse) ed è stata tolta la dannata barra della stamina che non permetteva fisicamente un alto numero di combo, dato che costringeva il personaggio a qualche secondo di riposo dopo sessioni prolungate di colpi consecutivi.

Torna invariato anche il sistema di esperienza basato sul cibo: come gli aficionados della serie ricorderanno infatti, i nemici sconfitti regaleranno ben poca esperienza, che si dovrà invece ricavare dal cibo che, oltre appunto a farci levellare, aumenterà la nostra vita massima.
Vediamo di approfondire brevemente la questione per chi si approccia al mondo di Odin Sphere per la prima volta.

I nemici sconfitti, oltre a oggetti, frutta e pezzi di equipaggiamento, rilasceranno fozoni e semi di svariate piante. Potremo quindi piantare i semi a terra e nutrirli con i fozoni in modo da poterne raccogliere i frutti, che potremo successivamente mangiare o fare cucinare dal cuoco itinerante consegnandogli le ricette che raccoglieremo in giro insieme agli ingredienti richiesti.

Va' lì che piatto oh, fa venire fame.
Va’ lì che piatto oh, fa venire fame.

Da avere quindi? Assolutamente sì. Graficamente pazzesco, personaggi carismatici, fiabesco ed immediato, Odin Sphere Leifthrasir è un acquisto obbligatorio per tutti quelli che se lo sono persi su PlayStation 2 e un acquisto consigliato per chi se lo è già goduto e ha voglia di rivivere l’esperienza con una marcia grafica in più.
Ah, quasi dimenticavo, se la storia dei bilanciamenti vi ha un po’ spaventato state tranquilli: nel menu iniziale troverete l’opzione per giocare la versione identica al suo predecessore!

Odin Sphere Leifthrasir è disponibile per PlayStation Vita e PlayStation 4.

PREMI ODIN SPHERE

  • Ho finito gli aggettivi per la grafica
  • Dialoghi piacevoli e mai troppo lunghi
  • Immediato e divertente
  • Controllare Oswald è da sbavo

 

  • Lo si può trovare ripetitivo sulle lunghe sessioni di gioco

 

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Ipah - Biografia

Aspetta, faccio la presentazione standard da recensore navigato. Cresciuto coi videogiochi che quando ho cominciato io proprio levati, si giocava a Pong coi sassi. L'abilità videoludica di Faker unita al senso critico di Matt Preston.

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