Pubblicato il 16/06/17 da Neko Polpo

Campus Party 2017 – Intervista a Oniride

Nelle settimane che precedono il Campus Party 2017, che si terrà a Milano dal 20 al 23 luglio, e che vedrà Pixel Flood ospite della fiera, proponiamo ai nostri lettori una serie di interviste alle software house italiane che parteciperanno con noi e ci terranno compagnia per i quattro giorni della fiera; un’occasione per conoscere meglio i protagonisti della realtà indie italiana, la loro storia, i loro prodotti e le loro opinioni sulla tecnologia, il vero cuore di Campus Party! Oggi è il turno di Oniride, che risponde per noi a qualche domanda…

La prima è proprio facile! Presentatevi ai lettori Pixel Flood: chi siete, qual è la vostra storia e quali sono i vostri prodotti…

Siamo Andrea Giansanti e Mitchell Broner Squire, co- fondatori di Oniride, una startup romana che dal 2014 sviluppa contenuti di realtà virtuale, aumentata e mista. Oniride è una società giovane che nasce dall’idea (forse un po’ visionaria in Italia) di applicare le tecnologie immersive della XR (fusione di realtà virtuale, aumentata e mista) al Patrimonio Culturale. Il paese in cui viviamo si nutre di arte e cultura, una inesauribile energia rinnovabile cui però, ancora oggi, non si attinge in maniera corretta. Oniride punta quindi a dimostrare come il nostro patrimonio possa essere non solo una voce di costo per la PA ma, tutto al contrario, una fonte di entrata sostenibile e organica. Forti della nostra ricerca in ambito tecnologia e cultura, abbiamo esteso i nostri servizi anche all’ambito dell’advertisting, sviluppando progetti di comunicazione per aziende di primo livello in ambito nazionale e internazionale. L’approccio, tuttavia, non è cambiato: continuiamo a fare ricerca e a mantenere la stessa filosofia progettuale, creando contenuti di qualità volti all’emozione dell’utente e al raccontare storie sempre più coinvolgenti.

Quali sono le vostre storie personali? Quali percorsi accademici e/o lavorativi vi hanno portato dove siete ora?

Andrea: Il settore dell’IT per me non è nuovo, avevo già lavorato per varie aziende, tra cui Apple Inc., ma la mia storia si lega indissolubilmente al teatro. Per 10 anni mi sono occupato di video mapping e ambienti sensibili come scenografo, in numerosi teatri internazionali, fin quando nel 2013 non ho deciso di mettere poco più di 300 dollari sulla campagna Kickstarter di Oculus Rift per avere in mano il primo prototipo di visore VR di nuova generazione. Era la realizzazione di un sogno personale: avere lo strumento per poter creare in VR un viaggio onirico all’interno del quadro Notte Stellata di Vincent van Gogh ma, soprattutto, dare alle persone la possibilità di camminare al suo interno.

Mitchell: Pur essendo sempre stato interessato all’informatica e alla tecnologia, ho studiato giurisprudenza e svolto per quasi 8 anni la professione di avvocato, occupandomi di diritto societario e commerciale nel contesto di operazioni straordinarie di M&A e Private Equity, principalmente nei settori delle telecomunicazioni e della tecnologia. Da “umanista nerd”, è stato quindi un incontro fortunato quello con Andrea, in seguito al quale abbiamo entrambi deciso di buttarci in questa nuova, interessante avventura. Penso che la forza di Oniride stia proprio nella diversità che lega me e Andrea, uno spirito gestionale in unione a un’anima creativa.

Cosa consigliereste a chi oggi vuole entrare nel settore, magari con qualche ottima idea che non sa come realizzare?

Un’idea forte, in triplice senso: estremamente chiara negli intenti, unica nel suo genere e ben strutturata. Bisogna conoscere molto bene il settore nel quale si vuole intervenire per poterci entrare come voce consapevole di cosa possa essere vincente nel mercato. Altro aspetto rilevante è senz’altro il networking: in questi anni, i contatti che abbiamo preso e lo scambio intellettuale portato avanti con le aziende del settore sono stati motivo di fervide intuizioni e occasioni imprenditoriali. Infine, ma primo per importanza, è fondamentale creare una squadra eterogenea e unita. Il nostro principale punto di forza è infatti il Team di cui ci siamo circondati: 10 persone, ognuna con un background specifico ma con sensibilità (e sogni) in comune. Questo ci permette di saper rispondere a ogni necessità nel migliore dei modi, riuscendo a portare a termine con facilità anche i progetti più impegnativi grazie al lavoro di squadra.

Quali tecnologie, nel settore del gaming e non, avete utilizzato o state utilizzando per i vostri titoli? Quali titoli di altre software house vi hanno colpito maggiormente?

A livello hardware ci serviamo di tutti i principali e più avanzati device VR: Google Cardboard, Daydream e Tango, Samsung GearVR, Oculus Rift, HTC Vive, Leap Motion, etc. Dal punto di vista software, utilizziamo il motore grafico Unity, per le sue caratteristiche di flessibilità e export multi-piattaforma, ma i nostri sviluppatori sono in grado di usare anche il motore Unreal Engine per progetti specifici. Ovviamente c’è anche tutta la suite Adobe tradizionalmente utilizzata per la post-produzione e la grafica. Titoli di altre software house che ci hanno colpito? Se a rispondere fosse il nostro Head Developer senz’altro i titoli sarebbero Superhot, Landfall, Air Mech Command, Wilson’s Hearth, Arizona Sunshine e Edge Guardian. In Italia, Mixed Bags (http://mixedbag.it/) è un esempio virtuoso di software house da seguire. In ogni caso, come per tutti gli ambiti dell’entertainment, una volta definita la piattaforma, content is king. E guardandosi intorno non possono sfuggire gli esperimenti di Google e Oculus con Tilt Brush e Quill: questi i contesti per la vera anima della VR.

Guardando l’attuale panorama, invece, quali tecnologie in via di sviluppo potranno avere un impatto significativo nel settore del gaming, a vostro parere? E quali pensate o vorreste utilizzare nei vostri futuri titoli?

Sicuramente si sente sempre di più l’esigenza di un visore mobile dotato di inside-out tracking (tracciamento dello spazio senza bisogno di sensori esterni) come il WorldSense recentemente presentato da Google (I/O 2017). Aspettiamo con trepidazione che questo prototipo maturi a dispositivo di uso comune: ciò ci permetterebbe, infatti, di rendere l’esperienza utente più libera, interattiva e ampia, sfumando i limiti fra reale e digitale. Dal punto di vista della mixed reality, nuova frontiera su cui vari attori del settore stanno investendo fortemente (da Microsoft a Google, passando per la cinese Alibaba) ci piacerebbe invece vedere in commercio dei dispositivi con un field of view (angolo di visuale) più ampio rispetto a ora (siamo su soli 30° per lo più) e con una form factor più comodo e leggero. In ultima analisi, quindi, serve un oggetto leggero e di qualità. Uhm, Magic Leap, ci siete?!

Infine: cosa vi porta a Campus Party e cosa sperate di portarvi a casa?

Campus Party è l’occasione per entrare in contatto con altri professionisti di settore, aggiornarsi su ciò che sta succedendo nel panorama tecnologico internazionale, fare networking di qualità, essere autenticamente nerd per un po’. Ci aspettiamo di conoscere progetti di valore e aver modo di presentare le nostre tecnologie a un pubblico interessato e competente. Non vediamo l’ora!

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