Pubblicato il 06/06/17 da Neko Polpo

Waking the Glares – Camminare in una favola

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Recensire un titolo come Waking the Glares è un’impresa abbastanza ardua per una serie di motivi.

In primis, si tratta di un prodotto dal comparto grafico stupendo, uno dei pochi titoli davvero capaci di assumere una  dimensione completamente diversa attraverso l’uso di un visore VR – cosa che già lo rende abbastanza difficile da valutare pienamente attraverso uno schermo normale: si tratta di un titolo incentrato sul godersi splendidi ambienti in prima persona, una lunga serie di scorci suggestivi come la Parigi del primo ‘900, un giro in barca sulla Senna al tramonto, piccoli quartieri residenziali durante una tormenta di neve, e una vecchia casa su due piani dalle piccole stanze rovinate dalle intemperie.

Scenari onirici, alla cui scoperta il giocatore è accompagnato da dolci note di pianoforte e violino, e da una voce narrante che, come in una poesia, dona a ogni azione una dimensione fiabesca e solenne.

Dawnfall è un vagabondo che viaggia in un universo frammentato dove il tempo e lo spazio sono distorti. C’è una voce misteriosa che lo guida in un viaggio che lo porterà in luoghi fantastici, alla scoperta di sfide che non avrebbe mai pensato di incontrare e che gli permetteranno di ritrovare la via di casa. La vita di Dawnfall è stata stravolta da un libro. Non sa perché, ma da qualche parte in quel libro troverà le risposte alle sue domande.

C’è poco gameplay in Waking the Glares, va detto – e questo è il secondo grande ostacolo nello scriverne una recensione. Al netto dei momenti immersivi e dell’impressionante lavoro svolto sul comparto grafico, si tratta di un titolo che di ludico ha davvero poco da offrire: la meccanica e lo stile base sono quelli dell’avventura punta e clicca, una serie di enigmi stile Myst da risolvere seguendo una logica onirica e delle elementari interazioni con l’ambiente circostante.

La storia è strutturata in un totale di sette capitoli (di cui due già disponibili), ognuno della durata di circa un’ora e con una propria ambientazione – sette pagine di un libro che, stando a quanto promesso, dovrebbero risultare in un’unica narrazione coerente.

Waking the Glares, insomma, è un prodotto tecnicamente splendido ma che si fatica a definire “gioco”: il sapore è quello di un grosso tech demo per le potenzialità della realtà virtuale (e per la bravura degli sviluppatori, team al 100% italiano che ho avuto il piacere di incontrare al Retrofuturo 2016), con le diverse scene collegate fra loro da una spruzzata di lore e un’immersione lasciata unicamente nelle mani di un voice over dallo stesso registro onirico e surreale che pervade l’intero titolo. Con i primi due capitoli a meno di 5 € su Steam, Waking the Glares è un acquisto dignitoso, senza pretese ne garanzie, un walking simulator dal comparto grafico a dir poco mozzafiato.

OCULUS VR

  • Atmosfera onirica

 

  • Gameplay quasi del tutto assente

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