Pubblicato il 29/03/16 da Neko Polpo

The Witch and the Hundred Knight: Revival Edition – Il bello, il brutto e Metallia

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Quando anni fa trapelarono le prime immagini relative a Majo to Hyakkihei, non potei fare a meno di invaghirmi dell’ennesimo personaggio dall’appuntito sorriso ed il look sbarazzino disegnato dalla sapiente mano di Takehito Harada: sto ovviamente parlando della strega Metallica, a cui NISA pensò bene di cambiare il nome in Metallia al fine di evitare rogne con l’omonima band. Successivamente, tramite annuncio ufficiale e la diffusione di screenshot, si apprese che il gioco era un hack’n’slash con visuale a vista d’uccello in cui non si controllava la suddetta strega, bensì il suo schiavetto tuttofare, il bizzarro Hundred Knight, mistica creatura che secondo le leggende sarebbe capace di grandi cose.
Così, dopo un lungo rituale di evocazione avente funzione di tutorial, il giocatore si trova al cospetto di quella che sarà la sua padrona per tutto il resto del gioco, col compito di aiutarla a conquistare il mondo di Medea attraverso l’espansione della palude in cui è obbligata a vivere a causa di un sortilegio. Una premessa narrativa che, mista all’inconfondibile profilo psicologico e caratteriale di Metallia, fa immediatamente intendere il nostro ruolo di anti-eroi della situazione. Ma occhio, sebbene inizialmente i toni sembrino i soliti scanzonati tipici di altre produzioni NIS come Disgaea, il tutto si fa man mano più cupo col procedere dell’avventura, al punto che alcune delle tematiche trattate potrebbero addirittura infastidire i più sensibili.

Svegliarsi col piede giusto.
Svegliarsi col piede giusto.

Forte di tutto il suo crudele splendore, la Strega della Palude approda così sulle console dell’attuale generazione per far conoscere le proprie gesta anche a chi non aveva avuto modo di ammirarla in azione sulle macchine da gioco precedenti, il tutto per creare un terreno fertile per un seguito già annunciato ufficialmente; per i possessori di Playstation 3 che invece hanno potuto godere (e soffrire) di cotanta malvagità, le novità presenti in questa Revival Edition potrebbero non rappresentare un buon movente d’acquisto, ma andiamo con ordine.
Il titolo si palesa come un chiaro tentativo da parte di NIS di avvicinarsi ai videogiochi di ruolo occidentali di stampo action, più nello specifico titoli come Diablo, Torchlight o Titan Quest, da cui gli sviluppatori della software house nipponica hanno preso ispirazione. Quel che ne è uscito è un prodotto che non fatica a distinguersi da un Hack’n’Slash canonico come i suddetti, ma che dal canto suo può vantare una ben delineata personalità, la quale più volte sfonda lo schermo attraverso il pittoresco cast di personaggi, Metallia in primis.
Attitudine che, ad onor del vero, si esprime anche nel gameplay dove, prendendo il controllo dell’Hundred Knight, dovremmo muoverci attraverso mappe\dungeon con visuale dall’alto e sebbene il compito di base sia quello di dirigersi dal punto A al punto B(oss), c’è da dire che la linearità è ridotta all’osso poiché, durante tutto il peregrinare, la piccola ed agguerrita creatura potrà esplorare l’ambiente circostante al fine di recuperare loot utile alla bisogna, sconfiggendo un numero più alto possibile di nemici da tramutare in preziosi punti esperienza. Il tutto però è da svolgersi con una certa fretta: non potremo restare all’infinito in una mappa, poiché con lo scorrere del tempo, o ancor peggio durante la rigenerazione dei punti salute e della stamina, l’Hundred Knight consumerà Gigacalorie, necessarie a far ardere la fiamma sul suo elmo, elemento d’importanza vitale per mantenerlo nel mondo dei vivi.

La strega, in tutto il suo bon ton, ci intima di eliminare quel coso.
La strega, in tutto il suo bon ton, ci intima di eliminare quel coso.

A mantenere il fuoco vivo accorrono in aiuto i Pilastri, speciali colonne da far sbocciare (no, non ho sbagliato a scrivere) che fungono sia da checkpoint, sia da stazioni di potenziamento: maciullando nemici infatti, si ottengono Grade Point, una speciale valuta che può essere spesa solo nei dungeon per potenziare temporaneamente le statistiche del famiglio o ricaricare di poco le Gigacalorie.
Tale sistema aggiunge una buona dose di frenesia all’azione di gioco, ma rischia di risultare frustrante per le sessioni di grinding, durante le quali si è costretti ad uscire e rientrare dagli stage per non rischiare di rimanere a secco sul più bello e perdere parte del bottino accumulato: il piccolo cavaliere immagazzinerà nel suo stomaco gli oggetti appena raccolti, i quali verranno poi trasferiti nell’inventario solo una volta tornati nella paludosa dimora della strega. I non-amanti del grinding potranno bellamente decidere di saltare gli scontri scappando da essi (e senza nemmeno troppa difficoltà, data l’IA non furbissima), ma ciò renderà le fasi più avanzate un vero inferno, essendo ricche di avversari semi-invulnerabili e capaci di portare al game over con un colpo. D’altro canto se pensate di procedere attraverso le orde di nemici a furia di mazzate ignoranti state sbagliando di grosso, visto che la presenza di una barra della stamina e di un sistema di resistenze e debolezze verso specifiche armi impedisce di trasformare il tutto in una fiera del button mashing.
L’Hundred Knight infatti ha la capacità di equipaggiare cinque armi differenti contemporaneamente, divisibili, in questa Revival Edition, in tre set separati intercambiabili anche durante le combo. Gli strumenti di morte in dotazione si alterneranno con la pressione del tasto d’attacco a seconda dello slot in cui sono stati equipaggiati: equipaggiando ad esempio uno scettro, una spada ed una lancia, premendo quadrato la prima volta attaccheremo con lo scettro, la seconda con la spada e la terza con la lancia.

L'Hundred Knight non mancherà mai di esibirsi nel suo "balletto di vittoria" dopo la dipartita di un boss.
Vedrete questo “balletto di vittoria” molto spesso.

Fanno poi capolino meccaniche come il Mystical Dodge che consente di rallentare lo scorrere del tempo schivando gli attacchi all’ultimo secondo, il Chaos Revelation ovvero una sorta di modalità berserk che implica un notevole aumento del danno al prezzo di un consumo accelerato delle GigaCal ed ultima ma non meno importante, l’evocazione dei Tochka, piccole creature dagli utilizzi più disparati che spaziano dal semplice aiuto in battaglia, all’apertura di passaggi altrimenti inaccessibili.
Durante il nostro peregrinare, di tanto in tanto, incapperemo in luoghi abitati da comuni esseri umani e avremo la possibilità di mettere in atto la cosiddetta Witch Domination, ossia la conquista delle loro abitazioni, un’operazione che potrà fruttare oggetti utili o schiaffi nei denti a seconda della differenza di livello tra il giocatore e l’obiettivo. Non mancano infine gli scontri coi boss, divertenti ma che tendono alla semplicità per via di pattern fin troppo decifrabili.
Parlando di novità, l’unica vera innovazione di questa remaster è rappresentata dalla Tower of Illusion che, come suggerisce il nome, è un dungeon formato da una serie di piani da scalare in sequenza fino ad arrivare al boss, per poi ripetere il tutto fino alla vetta. La particolarità di questa torre è che essa si trova in una dimensione parallela a quella della trama principale e ciò permette, una volta riempito l’apposito indicatore, di richiamare “l’altra” Metallia in campo, da utilizzare per un certo lasso di tempo al posto del solito cavaliere.

Per chi ha giocato il titolo originale, questa linea di dialogo è una bestemmia.
Per chi ha giocato il titolo originale, questa linea di dialogo è una bestemmia.

Ma non sarebbe una remaster se anche il comparto tecnico non ne avesse beneficiato: ancora una volta la produzione NIS si presenta ben lontana dagli standard odierni, ma compie passi da gigante se confrontata con la versione Playstation 3.
Diamo quindi il benvenuto a texture più dettagliate, modelli poligonali maggiormente rifiniti ed effetti d’illuminazione decisamente più gradevoli alla vista rispetto al passato, complice un rendering a 1080p e 60 fotogrammi al secondo che, invero, tendono a vacillare in determinate situazioni. Ancora incerte tuttavia alcune animazioni, sebbene ci si faccia il callo dopo alcune ore di gioco.
Senza pecca o quasi il sonoro, con un doppiaggio anglofono decente ed uno nipponico superlativo, una splendida soundtrack ad opera del sempreverde Tenpei Sato ed effetti sonori adeguati. Quel “quasi” è dato dalla vocina stridula dell’Hundred Knight che di per sé non è un problema, ma lo diventa sul lungo andare poiché essa fuoriesce dagli speaker del controller e ciò potrebbe recare fastidio ad alcuni, costringendo ad azzerare il volume dalle impostazioni dedicate.

Tirando le somme, The Witch and The Hundred Knight: Revival Edition rappresenta un ottimo acquisto per i possessori di Playstation 4 desiderosi di fare la conoscenza di Metallia: un comparto tecnico tirato a lucido, un eccezionale lavoro svolto su trama e caratterizzazione ed un gameplay solido corredato da un buon grado di sfida sono elementi che valgono appieno il prezzo ridotto a cui viene venduto il titolo (39,99€ in versione fisica e digitale, con tanto di demo).  A tutti gli altri che han già avuto modo di completare questa produzione, visto il quantitativo minimo di novità, consiglio di risparmiare questi soldi per quando uscirà il seguito di quella che si appresta a diventare un’altra fantastica saga made in Nippon Ichi Software.

premi_6premi

  • Trama e cast di personaggi
  • Doppiaggio e colonna sonora
  • Prezzo ridotto
  • Gameplay solido ma...

 

  • ...ripetitivo sul lungo andare
  • Grafica
  • Poche novità

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