Pubblicato il 14/06/17 da Jacopo Ambaglio

Tekken 7 – Welcome back, Tekken!

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Ehm… Piccola pre-introduzione doverosa, perché ho paura che ad alcuni potrebbe esplodere il cervello.

Il nostro Carisma ha scritto un dizionario di termini usati spesso da noi bestiacce nerd, maledette in generale, ma i picchiaduro sono un po’ un mondo a parte e, quando ne leggete o ne sentite parlate, potreste imbattervi in questi termini:
Roster: il cast dei personaggi
Broken: una meccanica o un personaggio, appunto, “rotto”. Troppo forte rispetto agli altri, insomma.
Tier list: una classifica stilata dai giocatori che divide i personaggi di un picchiaduro in base alla forza o semplicemente a quanto sono utilizzati online. Una meccanica, questa, presente anche in altri generi (GDR e strategici nei quali è presente il PVP), ma per ovvi motivi trova il suo apice d’utilizzo nei picchiaduro.

Fine della pre-introduzione.

Ed eccoci ora a parlare dell’Iron Fist. No, non della serie TV di Iron Fist, grazie a Dio (non voglio annoiarvi con un migliaio di parole), ma del torneo di Tekken… Dove ci sono davvero dei combattimenti *coff *.
Dopo un sesto capitolo non certo brillante, Tekken 7 cerca di inserirsi in un momento non facilissimo per quanto riguarda il suo genere. Già, perché Tekken è uno di quei picchiaduro abbastanza “popolari”, che per la maggioranza delle persone deve vedersela solo con Street Fighter, ma gli amanti dei picchiaduro (soprattutto quelli 2D) sanno bene che i boss da battere sono anche altri e sono tranquillamente ai livelli di Ruby ed Emerald Weapon: Guilty Gear e BlazBlue.

Sia chiaro, so perfettamente che paragonare i picchiaduro 2D a quelli 3D non ha molto senso, e se fosse stato un paragone davvero impari non mi sarebbe neanche balenata nel cervello un’introduzione del genere, ma se ho deciso di farla è perché, da amante fedele di  BlazBlue, mi sto divertendo come un matto con questo settimo capitolo.

Fammi volare papà!

Allora, eravamo rimasti con la beneamata Mishima Corporation lasciata senza un capo perché Jin è andato a combattere contro i draghi… Va beh, seriamente, si era rimasti a Jin mezzo morto dopo la battaglia finale contro Azazel e attualmente disperso quindi, effettivamente, la Mishima è sprovvista di amministratore. Il buon nonno Heihachi si presenta quindi a reclamare il posto del nipote a suon di sberle in faccia e dichiara al mondo che si terrà una nuova edizione del King of the Iron Fist.
Fortunatamente la trama è tornata a essere abbastanza terra-terra discostandosi leggermente da demoni, mega draghi e assurdità del genere, ma nelle circa 3 orette di story mode ci si imbatterà comunque in scene abbastanza surreali che avranno come protagonisti principalmente l’allegra famigliola di Jin. Non verrà ovviamente spulciato l’intero roster e per dare un’occhiata ai personaggi non presenti nella trama principale avremo a disposizione tutta una serie di mini missioncine dedicate a ognuno di loro; nulla di trascendentale comunque.

Per dare un’opinione concreta di questo story mode devo obbligatoriamente dividere la storia in sé dalle scelte effettuate a livello di gameplay, per renderla il più possibile appetibile.
La narrazione è affidata a un giornalista che ha perso la sua famiglia a causa della guerra scatenata dalla nostra solita allegra famigliola. Ehi, è un espediente narrativo ottimo!… Per i primi 5 minuti circa, perché, a essere sincero, già a pochi capitoli dall’inizio e l’ennesimo “pippone” del suddetto giornalista mi sono ritrovato a pensare: “Eeeeeh ma che menata, ma chi sei, ma quanto parli? Ma basta!”.
Insomma, diciamo che Tekken 7 non ha una trama da “incollati alla poltrona”: questo super litigio padre-figlio risulta anche abbastanza divertente, e personaggi come Akuma, Claudio (L’ORGOGLIO ITALIANO) e Arisa sono ben inseriti… Ma, dannazione, i continui pipponi del giornalista, invece di caricare il phatos e il drama, sono di una pesantezza esagerata.
Dal lato del gameplay invece la situazione diventa un pelo più interessante, proponendoci svariati duelli leggermente diversi da quelli che siamo abituati a giocare, impersonando ad esempio un Kazuya bambino che si allena col padre prima di essere scagliato giù dalla famosa rupe che neanche a Sparta, e poi prende a calci (o a colpi di mitra) uno dopo l’altro svariati soldati o veri e propri QTE nel mezzo del combattimento, offrendo, tra l’altro, un ottimo livello di sfida già alle difficoltà più basse.

Gli effetti dei colpi danno soddisfazione.

Nei picchiaduro moderni non è sicuramente la storia il punto focale sul quale si concentra la maggioranza dei giocatori. L’impegno a rendere interessante il single player c’è assolutamente stato, ma è in altro che Tekken 7 sfodera gli artigli, e Namco ha capito in modo grandioso che se non dai agli utenti un online succoso hai vita breve.

Vi ho presentato il lato un pochino “meh” del prodotto, ora passiamo alla mia scarrellata del “perché dovete comprare Tekken 7”. Pronti? Via.

Il roster non è il più fornito della storia di Tekken, ma direi che 37 personaggi vi lasciano un’ampia scelta per trovare il vostro main e, considerando l’ottimo lavoro di bilanciamento fatto dagli sviluppatori… Sì ovvio, come in tutti i picchiaduro sono già presenti varie tier list prodotte da players e pro players, ma devo dire che durante le scarrozzate online non ho incontrato niente di particolarmente broken e, a parte poche eccezioni, ho combattuto più o meno contro tutti i personaggi. Per la cronaca, è esattamente a questo punto della stesura che mi sono reso conto di essere una bestia e ho aggiunto un piccolo dizionario in cima alla recensione.
Ho giocato sia alla versione PlayStation 4 che a quella PC e il lavoro di conversione è stato mostruoso: le due versioni non solo sono identiche, ma, grazie al buon numero di opzioni grafiche presenti sulla versione Steam, il gioco risulterà performante su quasi qualsiasi macchina. Generalmente comunque Tekken 7 raggiunge e rimane fisso a 60 FPS e a ciò si deve unire un ottimo netcode che mi ha permesso di giocare a lungo senza un filo di lag e senza mai sperimentare una disconnessione su entrambe le periferiche.

La grande novità di questo capitolo è sicuramente rappresentata dalle rage arts.
Quando la vostra barra vitale scenderà a livelli pericolosamente bassi, il personaggio sarà circondato da un’aura rossa e avrà accesso alla sua Rage Art, un colpo che potrete eseguire una sola volta per round, ma dalla notevole potenza, che può essere in grado di ribaltare le sorti del match… Forse anche troppo.
Una volta soddisfatti i requisiti per avere accesso alla Rage Art, vi ritroverete davanti a due opzioni: la Rage Art o la Rage Drive. La prima può essere attivata semplicemente premendo il dorsale destro del pad ed eseguirà una mossa particolarmente potente, esclusiva per ogni personaggio; da una parte è fin troppo facile da eseguire, avrei preferito una combinazione di tasti non così immediata, ma bisogna anche dire che è abbastanza prevedibile, e il fattore spettacolare ne trae un certo guadagno. Molto più interessante a mio avviso, invece, la Rage Drive, una mossa da concatenare a determinate combo per potenziare gli ultimi colpi delle stesse, più difficile da fare, ma decisamente più imprevedibile.

Toh, in faccia!

Tekken 7, insomma, è tornato alla grande, con molto più stile. Probabilmente in termini grafici si sarebbe potuto osare di più, molto di più, ma personalmente la cosa non mi disturba più di tanto.
Scordatevi i “sono fortissimo a Tekken” perché schiaffeggiavate i tasti in sala giochi a mano aperta, qua si fa dannatamente sul serio e il lato tecnico sarà assolutamente da approfondire e imparare per sperare di non prendere botte a ogni connessione. Tranquilli comunque, il lato caciarone è rimasto: la personalizzazione dei personaggi è spaventosa e potrete spendere i crediti che guadagnerete combattendo per vestire il vostro combattente con ogni genere di assurdità presente nello shop. In alternativa potrete sbloccare una valanga di oggetti scalando le Battaglie Tesoro.

 

ruka

Il secondo parere di Ruka

Ho sempre guardato Tekken con scetticismo: abituato principalmente ai tecnicismi dei picchiaduro 2D (i vari KOF, Guilty Gear, Garou, ecc.), mettermi in mano un gioco relativamente più semplice era un po’ come ammazzarmi l’anima, poiché mi privava di quel divertimento intrinseco alla curiosità di comprendere appieno ogni più piccolo tratto di gioco e dello studio meticoloso dei frame per colpire l’avversario dove fa più male.

E invece Tekken 7 è stato capace di stupirmi: stiamo parlando di un picchiaduro ancora ben lontano dalla rigida curva d’apprendimento dei titoli sopracitati, ma che riesce comunque a ostentare la sua bella dose di profondità, senza però rinunciare all’immediatezza.
La forza dell’ultima produzione Bandai Namco sta proprio nell’essere adatto a tutti, consentendo al neofita di divertirsi con poco e nel frattempo imparare a giocare, mentre chi preferisce puntare sul lato tecnico dell’esperienza non rimarrà deluso, specie se si pensa alla corposità del roster e ai nuovi bilanciamenti, che ora non consentono più di vincere i match semplicemente jugglando l’avversario (tradotto: spedirlo in aria e mantenercelo colpendolo finché non schiatta) e che incrementano le possibilità di reversal grazie all’introduzione delle Rage Art (secondo me troppo facili da attivare, avrei preferito input più complessi).

Non il più tecnico in circolazione, né “il re dei picchiaduroh” come direbbe qualche nostalgico dell’era PSX, ma sicuramente un titolo valido, appagante e pieno zeppo di contenuti. Forse proprio l’assenza di un tutorial sarebbe da annoverare tra i difetti, ma, vista la sopracitata immediatezza, non se ne sente più di tanto la mancanza.

ruka

Il terzo parere di Carisma20

Tekken torna in grande stile dopo un paio di capitoli che hanno fatto storcere un po’ il naso. Il lato single player si contraddistingue per una modalità storia che mira a chiudere le vicende della famiglia Mishima; la Battaglia Tesoro ci permette di sbloccare vari oggetti cosmetici per i nostri personaggi; l’ovvia modalità pratica, infine, ci permette di allenarci (e su questo aspetto si poteva fare decisamente di più). Nel lato multiplayer abbiamo le battaglie in locale e le battaglie del giocatore online, entrambe dedicate a chi vuole tirare due schiaffi senza troppo impegno e conseguenze, e ovviamente la battaglia competitiva che ci permetterà di scalare o retrocedere lungo i vari gradi della classifica.

Il roster (comunque ampio) è leggermente inferiore ai precedenti titoli della saga, e mancano alcuni personaggi storici come Lei Wulong, cosa che effettivamente mi ha fatto un po’ storcere il naso, ma trovo giusto che la software house abbia voluto dedicarsi principalmente a rilasciare subito i personaggi più utilizzati in ambito competitivo, garantendo in questo modo un bilanciamento migliore, rendendo gli altri  disponibili successivamente.

Da menzionare inoltre l’utilizzo delle nuove meccaniche Rage Art, Rage Drive e Power Crash. Quest’ultima ci permetterà di non subire counter da colpi medi e alti (subendone comunque i danni), portando il nostro colpo a segno; le prime due saranno invece particolari mosse utilizzabili solo una volta (o l’una o l’altra) quando la barra vitale del personaggio è bassa, e ci permetteranno di infliggere notevoli danni.

Consiglio il gioco a tutti? No. Tekken è un titolo tecnico, non adatto a chi non vuole approfondirne le meccaniche, e la spesa iniziale di 60 euro (più eventuali dlc) per giocare qualche ora in single player o per tirare due schiaffi agli amici di tanto in tanto non è giustificata. Se pensate che il titolo possa piacervi, attendete qualche sconto. Se invece vivete di pane e picchiaduro, andate tranquilli, avrete molte ore da impiegare nel gioco per comprenderlo in tutte le sue nuove sfaccettature. Restano al momento alcuni dubbi sul bilanciamento delle Rage Art, e solo il tempo potrà darcene riscontro… Ma, al momento, il gioco ci lascia pensare di essere forse di fronte al miglior titolo della saga mai rilasciato.

 

Tekken is back

Personalizzazione

La rupe di Sparta

  • Fluido
  • Netcode
  • Ottimo bilanciamento del roster

 

  • Il giornalista dello story mode
  • Graficamente si poteva fare di più

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Ipah - Biografia

Aspetta, faccio la presentazione standard da recensore navigato. Cresciuto coi videogiochi che quando ho cominciato io proprio levati, si giocava a Pong coi sassi. L'abilità videoludica di Faker unita al senso critico di Matt Preston.

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