Pubblicato il 31/05/17 da Cathoderay

Dawn of War 3 – L’odio è il dono più grande dell’Imperatore all’umanità.

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L’universo di Warhammer 40.000 ha un posto ben radicato nel mio cuore. Sarà che ho lavorato in Games Workshop anni fa, sarà che adoro la storia minuziosamente dettagliata dell’Imperatore Immortale e i suoi Space Marine, ma ogni iterazione videoludica di questa ambientazione mi rende felice.

Negli ultimi anni ci sono stati parecchi giochi ispirati ai servitori dell’impero, qui ad esempio potete leggere la mia recensione di Space Hulk: Death Wing o quella di Eternal Crusade del mio collega Roberto, se poi volete anche leggere l’intervista ai ragazzi di Relic eccovi serviti. Finito con lo spam possiamo iniziare a parlare del nuovo attesissimo capitolo di Dawn of War e del perché questo gioco sia a mio avviso un gran titolo

La trama prosegue quello che di buono era già stato fatto nei capitoli precedenti della saga, vedendoci ancora una volta invischiati in oscure trame che coinvolgono i Blood Ravens, un capitolo degli Space Marine particolarmente vessato dalla sfiga, gli Eldar, razza aliena piuttosto altezzosa, e infine gli immancabili orchi, presenti in quasi tutti i giochi ispirati a questo mondo (e che personalmente non sopporto); durante la campagna principale saremo chiamati a interpretare a turno tutte e tre le razze presenti nel gioco fino ad arrivare all’immancabile finale apocalittico.

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Solaria decide di porre fine a un problema.

Le meccaniche di questo terzo capitolo sono un deciso ritorno alle origini della serie: i ragazzi di Relic hanno ascoltato le richieste dei fan e siamo tornati a un RTS più puro rispetto a quello che era il secondo gioco, tornano quindi i punti da conquistare per aumentare le proprie risorse e tornano le strutture di produzione, con cui riversare addosso al proprio nemico tonnellate di Space Marine, carri armati, Dreadnought e vari proiettili assortiti.

Oltre alla produzione di massa di svariati armi belliche e squadre di fanteria potrete evocare sul campo di battaglia degli eroi (tre per la precisione), i quali possono essere sostituiti man mano pescando da un roster di 12 scelte sbloccabili tramite i teschi acquisiti durante le vostre partite. Questa introduzione dei teschi porta alla prima vera novità nelle meccaniche di DOW3 con una svolta che che strizza l’occhio ai MOBA.

Ora voglio lasciare la parola a fratello Red che vi parlerà specificatamente di alcune meccaniche che l’Imperatore ha previsto per questo gioco.

Dawn of War 3 è stato ricevuto dal suo pubblico in maniera piuttosto fredda (per non dire contrariata), un po’ come è successo con Mass Effect: Andromeda. In particolare i fans non hanno particolarmente apprezzato tre principali aspetti del titolo Relic: il multigiocatore, il nuovo aspetto grafico e dettagli lore-breaking.

Il multigiocatore riprende vecchie meccaniche della serie, ma ne introduce anche di nuove, come la protezione del core nella propria base, novità che, a detta di molti, vanno a rendere il gioco un MOBA, affermazione che mi trova in estremo disaccordo: per quanto venga calcata la mano sulla aggiunta del core da difendere e supposta conseguente mobizzazione del gioco, il sistema di meccaniche principali rimane quello di un RTS più o meno classico, quindi con base building, upgrade e unità di vario genere, cosa che alla fine della fiera non snatura il gioco e di certo non lo rende un MOBA. Quello che però c’è di vero nelle critiche spesso mosse al gioco è la mancanza di modalità varie, presenti invece nei capitoli precedenti, dando quindi la possibilità di giocare (almeno al momento)= all’unica attualmente presente, cosa che di certo va far peccare Dawn of War 3 nel comparto varietà. Altri fattori che fanno storcere il naso nel multiplayer sono legati alla rimozione di una serie di meccaniche come il morale, il fuoco di soppressione, il nuovo sistema di coperture e la mancanza di upgrade unici per le singole unità di fanteria.

Muovendoci verso la seconda area di critica, l’aspetto grafico, mi basti dire che la gente a volte dovrebbe stare zitta.

Vi sono infine purtroppo alcuni fattori lore-breaking, ovvero dettagli del gioco che vanno a cozzare con quanto descritto nell’universo narrativo di Warhammer 40k: in primis i Lascannon che sembrano quasi multilaser, cosa non contemplata nel canon. Gabriel Angelos che vola e fa salti carpiati in armatura Terminator, cosa abbastanza improbabile vista la pesantezza della tale. Infine controversie legate a Taldeer, la quale appare nel gioco come Wraithknight, e non Wraitseer come vorrebbe il canon. Su quest’ultima controversia la faccenda è complicata visto che a livello di lore, nella serie di DoW, una volta recuperata la sua spirit stone, Taldeer viene piazzaata nel Wraithkinght pilotato dal fratello, rendendo il tutto meno insensato, ma pur sempre non privo di accezioni errate.

Gli Eldar si preparano a qualche tafferuglio.

Proprio come il mio collega ha accennato poc’anzi, questo titolo è forse il più criticato della serie. Ma non mi sento (al contrario di tanti giocatori) di demonizzarlo in questo modo: la storia del gioco è ben scritta e la campagna vi terrà impegnati diverse ore, cambiando di fazione in fazione e regalando alcune prospettive inaspettate anche per i veterani della serie, il multiplayer è divertente sopratutto se giocato a squadre e permette, attraverso l’uso degli eroi introdotti, una discreta varietà di tattiche da seguire, anche se devo ammettere che almeno una quarta razza non mi sarebbe dispiaciuta, ma immagino che arriveranno tramite DLC.

Voglio anche io inoltre precisare come, parlando del comparto grafico, il gioco non è cosi brutto come tanti sostengono, anzi mantiene un buon livello di dettaglio anche con lo zoom massimo possibile e il motore è ottimizzato per evitare qualsivoglia rallentamento anche con schermate particolarmente concitate. Ovviamente, dovendo girare su molte tipologie di PC e su sistemi operativi diversi (e a breve anche su Linux e Mac), DOW 3 non può e non vuole essere graficamente mostruoso, ma regala comunque tantissima gioia a chi è un amante di Warhammer 40k.

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I maledetti orchi si riversano sui Blood Ravens.

Se dovessi trovare una falla nella corazza di Relic forse punterei il dito verso il comparto audio che non risulta particolarmente brillante, ma è un difetto di poco conto se andiamo a vedere tutto il lavoro svolto per ottenere un gioco che si avvicina esageratamente all’universo narrativo delle miniature. Sono convinto che questo titolo, grazie soprattutto alle future espansioni (perché arriveranno sicuramente), sarà ancora una volta un ottimo esponente della guerra che imperversa nello spazio da millenni, e che non accenna a placarsi neanche ora.

Se amate l’universo di Warhammer 40k comprate il gioco senza remore, se invece cercate un buon RTS compratelo comunque e non ve ne pentirete (mettete però in conto i difetti sopra elencati, ma per il Sacro Imperatore questo e altro!).

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Nessun sacrificio è troppo grande.

 

 

Falciare gli orchi

Taldeer

Eroi

 

  • Campagna appassionante
  • Titani
  • Ciclo che si chiude

 

  • Tre razze sono davvero poche
  • Servono più modalità multiplayer

 

 

Cathoderay - Biografia

Pare che io sia l'entropia videoludica.

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